Secondo il Rapporto Annuale 2019 di FIPE, tra gli utenti italiani che ricercano ristoranti il 56,2% utilizza TripAdvisor, il 31,6% utilizza Google, il 25,7% utilizza
TheFork, l’8,2% utilizza Gambero Rosso, il 12,9% utilizza Facebook. TripAdvisor è il primo portale web e mobile al mondo di Travel & Tourism, con 463 milioni di visitatori unici mensili medi nel 2019. Secondo FourWeekMBA, TripAdvisor, il cui punto di forza assoluto è rappresentato dalla mole di strutture censite, genera traffico attingendo principalmente dall’ottimizzazione per i motori di ricerca (75,24%) e diretta conoscenza (20,47%). TripAdvisor potrebbe essere riassunto come un motore di ricerca verticale per l’industria dei viaggi. Dopo un iniziale modello tradizionale CPC (costo per click) in cui la società si accorse che gli annunci banner non erano redditizi poiché la percentuale di clic sui banner era pari allo 0,1%, è stato adottato il nuovo modello di monetizzazione chiamato CPM (costo per mille).
Come riportato ancora su FourWeekMBA, TripAdvisor ospita due segmenti: 1,4 milioni di alberghieri, locande B&B e 5,2 milioni di ristoranti. Il segmento Hotel ha rappresentato il 72%,77% e 80% dei ricavi di TripAdvisor nel 2018, 2017 e 2016. Per la categoria Ristoranti, attraverso il servizio di TheFork dedicato alle prenotazioni online di ristoranti acquistato nel 2014 per 140 milioni di dollari, la società genera principalmente commissioni per ciascun utente che prenota tramite i canali di TheFork (1,5€/coperto a pranzo e 2€/coperto a cena). TheFork dispone del proprio sito e dell’app mobile, inoltre il servizio di prenotazione è accessibile anche dai canali di TripAdvisor. I numeri di TheFork sono 20mila ristoranti in Italia (circa il 16% stando ai dati FIPE). I limiti strutturali di TripAdvisor più spesso messi in evidenza sono: -iscrizione dell’attività ad opera non necessariamente della proprietà dell’attività stessa, con relativi errori geografici e di informazioni; -è possibile scrivere e far scrivere recensioni non regolamentate; -i locali chiusi restano in rete a lungo dopo la chiusura; -locali che talvolta ospitano recensioni inappropriate relative alle nuove gestioni che sono subentrate allo stesso indirizzo; -foto associate a località estranee all’area geografica trattata. Espressione di questo malcontento è il gruppo Facebook “Gufo? No grazie” che conta più di 5300 iscrizioni per lo più di ristoratori che si pongono come detrattori nei confronti del sito. A testimonianza di ciò, il titolo in borsa dopo aver raggiunto i massimi storici nel 2014 a 110,21$, ha iniziato un lento declino fino ad assestarsi attualmente intorno ad un valore di 20$. Per quanto riguarda TheFork, cresce il malcontento tra le attività della ristorazione. I vantaggi e punti di forza della piattaforma sono perlopiù a favore dei clienti (sconti e punti fedeltà), mentre i ristoratori pagano commissioni elevate, sulle prenotazioni e sui pagamenti, e sono indotti a promuovere scontistiche importanti per ottenere visibilità. La scontistica eccessiva rende insostenibile la gestione del ristorante e non comporta fidelizzazione del cliente, che si fidelizza perlopiù alla piattaforma, difficilmente disposto a tornare una volta che la promozione sarà esaurita. Un altro competitor dedicato esclusivamente al settore ristorazione operante nel panorama italiano è Quando, con 4500 ristoranti e con una crescita delle prenotazioni nel 2018 sulla piattaforma pari al 53% rispetto al 2017, una app per ricerca e prenotazione ristorante che può avvenire attraverso diversi criteri, dalle dinamiche molto simili a TheFork. Per quanto riguarda la fornitura di servizi digitali per ristorazione, si evidenziano competitor come MyCIA da 29,90€/mese + 1€ di commissione a coperto a 89,90€/mese, Dishcovery da 9,99€/mesea69€/mese, Safetable 15€/mese a 25€/mese; i cui limiti maggiori sono l’assenza di una piattaforma di placement esperienziale su cui attrarre organicamente la domanda degli utenti.
